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L’importanza delle fonti documentarie aretine non è certo passata inosservata agli storici del medioevo, a cominciare già dal Muratori nel ‘700, che su di esse, secondo i loro interessi, hanno fondato molte delle loro ricerche. A titolo di esempio è sufficiente citare gli atti che tramandano la secolare controversia tra il vescovato di Arezzo e quello di Siena in merito ai confini delle rispettive diocesi che tanto hanno interessato gli storici del diritto o ricordare che sull’analisi di queste fonti si poggiano i numerosi saggi che hanno come oggetto l’origine e la storia dello Studio aretino.

I volumi editi da Ubaldo Pasqui tra il 1899 e il 1937, Documenti per la storia di Arezzo nel Medioevo, costituiscono il punto di partenza per ogni lavoro di repertoriazione di fonti. È, quella, un’opera certamente meritoria ma altrettanto certamente non esaustiva, poiché l’autore, secondo il criterio storiografico ottocentesco che prediligeva la formazione di raccolte dette impropriamente “codici diplomatici” relative a una determinata area geografica, si è limitato a scegliere e a editare solo alcuni tra le migliaia di atti esistenti e cioè quelli che a suo parere erano i più significativi vuoi per antichità vuoi perché particolarmente interessanti per la storia della città, delle istituzioni e delle più importanti famiglie locali.

L’autore ha infine sistemato i documenti, provenienti da tradizioni documentarie diverse - in particolare dalle carte del capitolo cattedrale, da quelle del monastero delle Sante Flora e Lucilla e di altri enti - sulla base dell’ordine cronologico.

I criteri adottati per l’edizione sono oggi scientificamente sorpassati e sarebbe pertanto opportuna e oltremodo necessaria una nuova edizione della documentazione, questa volta integrale di ogni singolo fondo, secondo più aggiornate norme editoriali e corredata da indici sistematici per nomi di persona, di luogo e delle cose notevoli più analitici rispetto a quelli presenti nel lavoro del Pasqui. Una migliore e più corretta lettura dei testimoni potrà inoltre consentire importanti restituzioni ed un più puntuale accertamento delle date, oltre a un più attento esame della tradizione, una migliore considerazione degli aspetti diplomatistici e una totale riformulazione dei regesti.

Per completare il quadro, limitandoci sempre al secolo scorso, occorre segnalare alcune edizioni di documenti riferite però a specifici ambiti tipologici o tematici nelle quali è presente anche documentazione riguardante Arezzo. È il caso dell’edizione dei diplomi imperiali e regi nella serie Diplomata dei Monumenta Germaniae Historica o il repertorio dei documenti papali anteriori al 1198 del Kehr, dei magistrali lavori di Luigi Schiaparelli dedicati ai diplomi dei re d’Italia, a tutte le chartae di epoca longobarda e alla regestazione, in collaborazione con Francesco Baldasseroni, delle pergamene dell’eremo di Camaldoli dell’Archivio di Stato di Firenze, lavoro portato poi a termine da Ernesto Lasinio, e, infine, l’ineguagliabile raccolta dei placiti, ovvero degli atti relativi a sessioni giudiziarie svoltesi in Italia tra l’avvento di Carlo Magno e la fine del secolo XI, a cura di Cesare Manaresi.

La seconda metà del XX secolo ha visto la pubblicazione di una serie di fondamentali studi paleografici e diplomatistici di Giovanna Nicolaj, incentrati principalmente sull’analisi della documentazione vescovile e sul notariato locale.
Infine, il nuovo millennio si è aperto con l’edizione dei documenti conservati presso l’Archivio Capitolare prodotti nel IX secolo, nell’ambito del progetto internazionale Chartae Latinae Antiquiores promosso dall’Union Académique Internationale. 

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI DI BASE e SPECIFICI     

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Codice diplomatico della Lombardia medievale, a cura di M. ANSANI, http://cdlm.unipv.it/
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I diplomi di Berengario I (sec. IX-X); I diplomi di Guido e Lamberto (sec. IX); I diplomi italiani di Lodovico III e di Rodolfo II (sec. IX-X); I diplomi di Ugo e di Lotario, di Berengario II e di Adalberto (secolo X), a cura di L. SCHIAPARELLI, Roma 1903, 1906, 1910, 1924 (Fonti per la storia d’Italia, 35-38).
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