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Progetto Re.Me.Dia.

Restauro, memorizzazione e digitalizzazione avanzata

Il progetto

logo Remedia Re.Me.Dia.Il progetto ha come fine l’edizione del “Codice Diplomatico” di Arezzo, cercando di ricomporre i fondi archivistici originari inserendo nelle serie documentarie tutti gli atti inerenti ai singoli enti, ricostruendo preliminarmente i loro archivi mediante un’ampia indagine al fine di individuare documenti oggi sparsi in altri cartarii dello stesso Archivio Capitolare o in altre sedi, come, ad esempio, gli Archivi di Stato di Arezzo e di Firenze dove sono conservati importanti fondi aretini, senza dimenticare inoltre le molte fonti relative al territorio sparse in archivi pubblici e privati e nelle biblioteche della Provincia.

Approntare un’edizione critica condotta nel pieno rispetto delle fonti diplomatistiche comporta, infatti, necessariamente una lunga e faticosa preparazione che necessita di risorse umane ed economiche non indifferenti e quindi, nonostante il tanto lavoro già fatto e ancora non pubblicato, che verrà per primo inserito nel sito e che servirà per “popolare” il data-base allestito ad hoc, pure bisognerà attendere qualche anno prima di giungere al termine del programma di edizione previsto.  È ovvio che non si tratta, infatti, di una semplice trascrizione integrale, più o meno accurata, dei testi, ma di un lavoro scientifico che ha bisogno di competenze specifiche, poiché l’applicazione rigorosa dei principi metodici è l’unica a garantire al lettore un testo sicuro. Già nel 1967 Alessandro Pratesi affermava che solo il diplomatista possiede “la metodologia e la tecnica necessarie non soltanto per valutare la genuinità o meno di un documento ma anche per offrire un’edizione di assoluta fiducia alla quale si possa ricorrere, oltre che per l’indagine diplomatistica vera e propria, anche per le ricerche di storia, di storia del diritto, di linguistica, e così via”.

La diplomatica ha infatti come scopo primario lo studio dei caratteri estrinseci e intrinseci del documento per ricostruirne il processo di formazione in rapporto alle istituzioni - cancellerie e notariato - che l’hanno redatto su richiesta degli autori, dei destinatari o delle persone giuridiche che erano interessate ad avere memoria scritta di un fatto di natura giuridica e soltanto la pubblicazione sistematica degli atti prodotti in un determinato territorio e in un particolare momento offrirà la possibilità di studiarne la genesi, l’evoluzione dei formulari e della stessa tecnica notarile, di appurare i mezzi di convalidazione adottati per conferirgli pieno valore. In questo modo si potranno colmare le lacune esistenti e conoscere il numero dei notai attivi in Arezzo e nel suo territorio, dei quali si potrà approntare un repertorio accompagnato dal signum professionale di ciascuno, le eventuali specializzazioni, la loro formazione, qualifica e nomina, i rapporti con il potere ecclesiastico e politico e la loro presenza nelle strutture burocratiche della Chiesa e del Comune, la loro origine ed estrazione sociale e, forse, l’identificazione di alcune ‘famiglie notarili’.

In questo lavoro di ricerca verranno inoltre prese in considerazione anche le opere degli eruditi aretini del passato poiché, nonostante la mancanza di metodo critico nella scelta e nell’edizione delle fonti, in alcuni casi sono la sola testimonianza rimasta di molti atti deperditi e, nonostante i vari limiti e con le dovute cautele, costituiscono pur sempre testimonianze significative sui beni e sui negozi delle singole istutizioni e permettono, seppur in modo lacunoso, di colmare vuoti provocati dalla perdita dei rispettivi atti.

L’edizione sarà condotta secondo i più aggiornati metodi editoriali, ossia utilizzando le norme di edizione suggerite da Alessandro Pratesi e comunemente adottate dalla scuola italiana.

Ogni documento sarà pertanto datato e corredato da regesto. Nelle note introduttive verrà indicato il posto che il documento occupa nella tradizione, verrà fatta una sintetica descrizione del supporto, verranno segnalati eventuali problemi di datazione e saranno riportate, se presenti, le annotazioni tergali coeve o posteriori. Gli attergati di mano moderna saranno riportati solo se contenenti informazioni interessanti dal punto di vista storico o archivistico. Sempre nelle note introduttive verranno infine segnalate le precedenti edizioni o regesti.

L’edizione sarà poi completata dall’indice analitico dei nomi di persona, di luogo e delle cose notevoli.

Contemporaneamente al lavoro di edizione sarà necessario avviare l’opera di restauro virtuale del materiale documentario, restauro indispensabile date le condizioni di degrado di molte pergamene al fine di migliorarne la conservazione e la fruizione oltre che a consentire una più corretta e puntuale lettura dei testi.

Il programma prevede che l’edizione di ogni documento sia accompagnata da un’immagine digitalizzata - e non scaricabile dal sito –, della marcatura del testo e dall’immediato implementamento del data-base, costruito sulla base di una serie di lemmi già elaborata  dal gruppo di studiosi che compongono la redazione scientifica dell’opera, dopo approfondito esame della documentazione disponibile e sulla base di seminari svolti negli ultimi anni, che hanno visto coinvolti ricercatori italiani e stranieri impegnati sia nell’edizione tradizionale, sia nella progettazione e nella costruzione di raccolte digitali di documenti medievali.

Un primo obiettivo raggiunto in questo lavoro preparatorio è stato la formazione, sotto la guida di studiosi italiani e stranieri di vaglia internazionale,  di un gruppo di giovani formatisi proprio nel settore dell’edizione di fonti documentarie e nelle metodiche di trattamento informatico delle stesse.

Il lavoro di edizione prevede tre livelli di valutazione:

  1. da parte dei “supervisori” che sono assegnati a ogni editore,
  2. da parte del collegio di redazione dell’opera, a cui è delegato anche il compito di testare  - e eventualmente correggere nelle prime fasi e arricchire – i lemmi inseriti nel data-base e di promuovere periodici seminari internazionali incentrati su temi di particolare rilevanza, al fine di chiarire temi storici o giuridici che sono intervenuti a modificare la prassi documentaria riscontrata durante l’opera di edizione delle fonti,
  3. da parte dei referees (sia quelli indicati nella presentazione dell’opera, sia altri eventualmente scelti dal comitato scientifico in base a particolari competenze richieste)  a cui saranno inviati per una valutazione finale.

Gli interventi scientifici e, ove riscontratane l’importanza, il dibattito da essi scaturito, saranno pubblicati come singoli articoli nella Miscellanea digitale. I referees indicati saranno coinvolti anche nella valutazione degli interventi da inserire nella Miscellanea digitale.

Inoltre, l’intervento si situa nel comparto delle attività di tutela e conservazione dei Beni Culturali. Infatti il valore aggiunto di tale operazione risiede nell’unicità dei materiali conservati, per il loro valore storico-artistico-culturale, che verrebbero così reinseriti nel circuito di fruizione del territorio regionale e nazionale, senza necessariamente ricorrere alla consultazione delle pergamene originali.

L’intervento prevede nello specifico:

  1. trascrizione dei testi
  2. edizione scientifica su supporto digitale (indicazione per ogni documento di editore, supervisore, autore della marcatura del testo)
  3. segnalazione delle pergamene che necessitano d’intervento di restauro;
  4. analisi multispettrale dei testi non leggibili, restauro virtuale e archiviazione digitale delle immagini;
  5. segnalazione all’autorità competente dell’esigenza di restauro materiale di cui alcuni documenti avessero bisogno;
  6. marcatura dei testi, organizzazione automatica del data-base e eventuale periodica correzione dello stesso;
  7. messa in rete del materiale trattato;
  8. messa in rete, con copyright e attribuzione d’autore, di eventuali interventi scientifici interessanti alla migliore comprensione dei documenti editati nella Miscellanea digitale.

In conclusione non si può non essere pienamente concordi con quanto ricordato da Silio Scalfati in una relazione tenuta ad un convegno del 1988 dedicato all’edizione dei testi mediolatini: “l’opera di valorizzazione delle fonti documentarie comporta un onore finanziario tutt’altro che lieve, ma che può dirsi ampiamente compensato qualora si consideri che l’edizione delle fonti rappresenta una delle più fruttuose spese di investimento della ricerca storica, in quanto produce strumenti di lavoro che rendono possibile indagini lungo linee nuove, con nuovi metodi applicati a documentazione mai utilizzata”.


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